BuonGiro - 02 giugno 2025, 12:30

Giro, ci manchi già. Tre settimane splendide, immersi nel popolo del ciclismo

Yates tira su a Roma il Trofeo senza Fine, il compagno Kooij fa sua la tappa. Ora per il 2026 ci vorrebbe un finale meno passerella (comunque strepitosa nella Capitale con il saluto al Papa) stile Tour 2025

Photo credits: LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Photo credits: LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Ci manca già. Il Giro d'Italia ha chiuso ieri i battenti con la magnifica passerella finale nella città eterna e da oggi da appassionati ci sentiamo più persi.

Sì, appassionati, anche chi scrive che da tre anni a questa parte ha la possibilità di raccontarvi su tutti i giornali del gruppo editoriale Morenews la corsa Rosa. Il popolo del Giro d'Italia, del ciclismo in generale, è questa cosa qua, passione allo stato puro, amore per quei magrissimi atleti, scavati che ogni giorno macinano km in ogni diversa condizione atmosferica. Come Simon Yates, l'outsider che tra i due litiganti si è inserito, ha preso la sua rivincita personale dopo 7 anni e ieri ha tirato su nel cielo di Roma il Trofeo Senza Fine. Bellissimo, il sogno che si ha da bambini di entrare nell'olimpo della corsa più entusiasmante del mondo nel Paese più bello di tutti.

A proposito di passione ma avete visto la cornice di pubblico sul "mostruoso" Colle delle Finestre? Pazzesco, così come in tutte le strade toccate dalla corsa: dal Mortirolo passando per Napoli, Siena, Champoluc per dirne solo alcune. 

E' stato un Giro costruito bene bisogna dirlo con una partenza albanese interessante (lì sì poco pubblico), nessuna cronometro all'ultima settimana lasciando spazio alle salite più toste. Un aspetto da migliorare? Toglierei la passerella finale (seppur bellissima nella Capitale, con il saluto al Papa, storia pura) per lasciar spazio ad un tappone decisivo come farà quest'anno il Tour de France con la salita di Montmartre.

La Visma è stata perfetta nel gestire e aiutare Yates con un Van Aert che ha respinto tutte le critiche e perplessità vincendo la classica di Siena e aiutando sia il suo capitano che il velocista Kooij braccia al cielo in due tappe, l'ultima ieri al Circo Massimo. Ottima anche la Lidl-Trek con la maglia ciclamino di un Mads Pedersen che ha onorato al 100% la corsa vincendo 4 tappe ed essendo sempre nel vivo di quasi tutte. Un sigillo anche per il gregario Verona. 

Nota stonata purtroppo il ritiro di Ciccone che era particolarmente in forma, di Landa alla prima tappa, Roglic ritornato Paolino Paperino e Ayuso che tra cadute, crisi, nervosismi vari e puntura di calabrone ha detto addio al Giro da favorito della vigilia, uguale uguale allo sloveno della Red Bull. Delude la Uae stessa anche se fino al penultimo giorno non aveva sbagliato quasi niente. Del Toro ha dimostrato di essere forte ma a 21 anni ha tanto da imparare a partire dalla gestione della corsa. Buttata via per marcare Carapaz (anche lui e la Ef hanno colpe sulla gestione degli scatti all'inizio del Colle delle Finestre, sono partiti troppo presto) non considerando neanche che il distacco con Yates in vetta era ancora recuperabile. Entrambi non hanno collaborato per paura di rimanere "fregati" dall'altro.

Ottimo il Giro di Fortunato, sempre nel vivo e maglia azzurra consolidata. In coppia con Scaroni hanno regalato l'unica vittoria italiana di questa edizione e anche il momento più sportivo di tutti. Come Ulissi, un giorno in rosa, coronamento di una carriera. Pellizzari smessi i panni del gregario ha fatto vedere cose interessanti. Quando tornerà sarà protagonista. Damiano Caruso è immenso, non ha sbagliato niente e a quasi 38 anni ha agguantato il quinto posto dopo metà giro da aiutante di Tiberi, purtroppo sfortunato e ancora ridimensionato.

E' stata anche la corsa del sorriso della sorpresa Van  Uden,  Groves (che ha raccolto meno di quanto sperava), Plapp, Hoole, Asgreen, Denz, Prodhomme e Harper. Con storie tutte da raccontare, così come chi ha dovuto inchinarsi ma che non abbasserà la testa ad una sconfitta. Ne cito due: Maestri e Verre.

Poi c'è anche chi è arrivato ultimo.  Alexander Krieger della Tudor, 159esimo a  6 ore 25 minuti e 3 secondi. Si "aggiudica" la maglia nera ma ha concluso il Giro dopo 21 giorni durissimi. Anche lui è il vincitore di questa immensa Corsa Rosa.

Appuntamento al 2026. Parte già il conto alla rovescia. BuonGiro.

Photo credits: LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Lucia Mondini

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