Un 2 giugno nel segno della partecipazione, della libertà e dell’emancipazione delle donne. È stato incentrato su questi temi il discorso del sindaco di Novara Alessandro Canelli, questa mattina alla cerimonia per il 79° anniversario della Repubblica. Canelli ha preso la parola dopo l’afflusso dei picchetti militari e dei gonfaloni delle associazioni combattentistiche e d’arma, e dopo la lettura del messaggio ufficiale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte del Prefetto di Novara Francesco Garsia.
“Quel due giugno – ha ricordato il sindaco - è stato straordinario perché per la prima volta le donne italiane votarono. L'altra metà del paese che era sempre stata esclusa entrò a pieno titolo nella vita democratica per la prima volta. E non solo: ventuno donne entrarono nell'assemblea Costituente, cioè concorsero a scrivere la nostra Costituzione, diedero parola cuore e idee a un percorso di fondamentale importanza che ci guida ancora oggi, con gli ideali di uguaglianza di diritto al lavoro di emancipazione di dignità della persona che sono alla base della nostra carta costituzionale”.
Ma, ha aggiunto il sindaco, il percorso verso l’effettiva parità non è ancora compiuto. “Sì, è vero – ha detto ancora Canelli – che le donne concorrono sempre di più alla vita politica e sociale, nella famiglia, nel lavoro, nella cultura nel volontariato, Ma ancora troppo spesso devono affrontare discriminazioni e ostacoli invisibili, e nei casi più gravi devono affrontare violenze fisiche e psicologiche. Noi non possiamo stare fermi e zitti rispetto a una cosa di questo genere, non si può rimanere indifferenti. Sono necessarie le leggi, ma la cosa più importante è l'educazione al rispetto che parte all'interno delle famiglie e delle scuole. Ogni atto di violenza nei confronti di una donna – ha concluso Canelli - è una ferita la nostra democrazia e un tradimento dei valori repubblicani”.