Attualità - 01 giugno 2025, 09:01

Maltrattamenti sugli animali: pene più dure e carcere fino a 4 anni

Con l’approvazione definitiva al Senato, l’Italia introduce una riforma attesa da oltre vent’anni: pene più severe, riconoscimento degli animali come esseri senzienti e nuove misure di prevenzione

Maltrattamenti sugli animali: pene più dure e carcere fino a 4 anni

Una riforma storica, attesa da più di vent’anni, cambia radicalmente il modo in cui la legge italiana tutela gli animali. Con il voto definitivo del Senato, la nuova legge contro i maltrattamenti e le violenze sugli animali è realtà: si tratta di un giro di vite sulle pene per chi infligge sofferenze agli animali, con la reclusione che può arrivare fino a 4 anni e multe fino a 60 mila euro.

A portare avanti la riforma è stata Michela Vittoria Brambilla, deputata di “Noi Moderati” e presidente della Lega italiana per i Diritti degli Animali, che ha definito il provvedimento “una svolta epocale per l’Italia e un atto di civiltà che rende finalmente giustizia a chi non ha voce”.

Cosa cambia davvero

Il punto più rivoluzionario è il cambio di prospettiva nella normativa penale: il titolo IX del Codice Penale non si occuperà più solo del “sentimento dell’uomo verso gli animali”, ma dei “delitti contro gli animali” in quanto esseri senzienti, capaci di provare dolore ed emozioni. Un riconoscimento giuridico che li rende soggetti di tutela diretta.

Le pene sono state inasprite su più fronti:

Uccisione di animali: reclusione da 6 mesi a 4 anni e multa fino a 60 mila euro, con aggravanti se l’atto è compiuto con sevizie o prolungando le sofferenze.

Maltrattamento: fino a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa.

Combattimenti tra animali: fino a 2 anni e 30 mila euro per chi partecipa, fino a 4 anni e 160 mila euro per chi organizza.

Le pene aumentano di un terzo se i fatti avvengono davanti a minori, coinvolgono più animali o vengono diffusi via social o strumenti informatici.

Stop al cane alla catena e nuove tutele per gli animali sequestrati

Tra le novità più concrete, il divieto su tutto il territorio nazionale di detenere cani legati alla catena, con sanzioni fino a 5 mila euro. Viene inoltre introdotta una norma procedurale che permetterà alle associazioni animaliste di ottenere l'affido definitivo, dietro cauzione, degli animali sequestrati, evitando che restino a lungo nelle mani dei loro aguzzini in attesa dei processi.

Chi si rende abitualmente responsabile di combattimenti o traffico di cuccioli potrà infine essere sottoposto alle misure di prevenzione previste dal codice antimafia, come la sorveglianza speciale.

Le reazioni: “Una legge di civiltà”

La soddisfazione del mondo politico e delle associazioni è unanime. “È una vittoria per chi ha sempre lottato per i diritti degli animali”, ha dichiarato Brambilla, mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di “un segnale chiaro e atteso da tempo”. Maurizio Lupi ha definito la legge una “rivoluzione culturale e giuridica”, mentre per Matteo Salvini è una “svolta di civiltà e amore”.

Le principali associazioni animaliste, come Enpa, Oipa e Lav, hanno accolto con favore la legge, anche se non mancano le richieste di ulteriori passi avanti, soprattutto in termini di proporzionalità delle pene rispetto alla gravità dei reati.

Un primo passo importante

Con questa riforma, l’Italia compie un passo decisivo nel rafforzamento della tutela degli animali. Una legge che non solo inasprisce le sanzioni, ma riconosce finalmente gli animali come soggetti di diritto, portando il nostro ordinamento più vicino agli standard europei e alle aspettative di una società sempre più attenta al benessere animale.

Redazione

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