“La situazione resta preoccupante con i casi di Peste Suina che continuano ad aumentare mettendo a rischio l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele – spiega Bruno Mecca Cici, vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia -. E’ fondamentale continuare, da un lato, ad incrementare il depopolamento dei cinghiali, soprattutto nelle aree dove si sono rilevati gli ultimi casi di peste, in modo da evitare, parallelamente, un ulteriore ampliamento delle zone di restrizione, e consentire, dall’altro lato, alle imprese suinicole la loro piena attività per tutelare il reddito aziendale”
“Nonostante nelle nostre province, fortunatamente, non si sia ancora riscontrato alcun caso di Peste Suina, la situazione è allarmistica – evidenziano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori - Per questo è positiva la richiesta del ministero alla Commissione europea per un approccio diverso, affinché se un cinghiale malato viene rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla non scatti la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. L’unica soluzione per fermare la diffusione della peste suina è, infatti, mettere in campo tutte le azioni possibili per contenere l'invasione di fauna selvatica che ruba reddito e futuro alle imprese agricole. Il rischio immediato è che il propagarsi della peste suina faccia scattare le restrizioni all’export, con un danno potenziale da 2,32 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel 2023”.