“Vigilare” su tutti gli strumenti (internet, siti, social) che possono alimentare “il lato narcisistico e trasgressivo” dell’ego dei preti, anche in relazione allo “spettacolo triste e tragico degli abusi che hanno ferito profondamente negli ultimi tempi la vita della chiesa e la storia di tante famiglie”.
Lo ha detto questa mattina il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, nell’omelia della messa crismale del giovedì santo celebrata nella cattedrale novarese. Il vescovo – che ha dedicato a questo tema così scottante un passaggio del suo discorso costruito sulle “dieci parole” del Decalogo rilette attraverso la sua personale esperienza di incontro con i sacerdoti diocesani nelle loro case - ha voluto “richiamare una particolare vigilanza sull’uso dei social”.
Quello degli abusi - ha aggiunto Brambilla – è “un fenomeno peraltro trasversale a tutte le figure e le relazioni che hanno un compito educativo, duraturo nel tempo”. “Preoccupa pastoralmente – ha proseguito - la figura del desiderio possessivo che colpisce soprattutto le donne e i bambini. La casa del prete è quindi un richiamo alla pulizia e alla sobrietà degli affetti, alla verità circa le proprie inclinazioni sessuali, alla vigilanza”.
“A questo proposito – ha concluso - pongo una semplice domanda: chi li guarda, può considerare le immagini e le parole postate un mezzo comunicativo degno di un prete, oppure esse scimmiottano la comunicazione petulante e aggressiva di tanti leoni da tastiera?”
SU