Successo, venerdì sera a Novara per Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Pd, che ha chiuso al Broletto un tour di una giornata in Piemonte: salone dell’Arengo strapieno, clima positivo, una certa sicurezza – per lui e per i suoi sostenitori locali – di avere la vittoria già in tasca.
Il governatore dell’Emilia Romagna ha parlato per circa un’ora – introdotto dai supporter più in vista, tra cui il coordinatore della mozione l’europarlamentare Brando Benifei, il senatore ossolano Enrico Borghi, la sindaca di Verbania Silvia Marchionini e il segretario regionale in pectore Domenico Rossi – spaziando dalle questioni all’ordine del giorno del dibattito nazionale, da lavoro all’immigrazione, alle vicende più interne e relative ai destini futuri del Pd.
“Non temo – ha detto - che noi si finisca, ma piuttosto che si diventi irrilevanti. Del resto "è già successo che la sinistra sia diventata irrilevante, ad esempio in Francia. Ma sono profondamente convinto che in Italia ci siano tanti che ci possono votare se faremo le cose per bene, come accade nel 70 per cento dei Comuni italiani". E per Bonaccini “fare le cose per bene” significa anzitutto recuperare le ragioni fondative del partito nato nel 2007 “per mettere insieme le migliori culture progressiste italiane, culture diverse ma con principi comuni”. E poi guardare proprio alla rete degli amministratori locali. E recuperare la dimensione di partito popolare, “per farci trovare là dove ci cercano. Per anni la gente ha scelto altri perché li trovavano. Ho in mente - ha aggiunto - un Pd che parli del futuro della gente e non del suo futuro”.
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