Economia - 14 agosto 2022, 09:30

In Piemonte sono oltre 74 mila i lavoratori domestici

La categoria è tornata ai livelli occupazionali precedenti il 2014 e ha consolidato un trend crescente che era iniziato l'anno precedente

In Piemonte sono oltre 74 mila i lavoratori domestici

Nel 2021 i lavoratori domestici iscritti all’Inps sono risultati 961.358, l'1,9% in più rispetto al 2020, così che questa categoria è tornata ai livelli occupazionali precedenti il 2014 e ha consolidato un trend crescente che era iniziato l'anno precedente (+9,9% rispetto al 2019).

In particolare, in Piemonte, i lavoratori domestici iscritti all'Inps nel 2021 sono 74.486, dei quali 66.232 femmine e 8.254 maschi; gli italiani sono 23.307 e gli stranieri 51.179.

Gli incrementi del biennio 2020-2021 in tutto il Paese sono dovuti inizialmente (marzo 2020) a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e, successivamente, alla norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari e ha interessato soprattutto i lavoratori stranieri.

Il peso delle lavoratrici è diminuito e nel 2021 si attesta all’84,9%, mentre i maschi, superando nel 2021 le 144.000 unità, fanno registrare un incremento di oltre il 17% rispetto al 2020 (quasi il 50% in più rispetto al 2019).

La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2021 risultano essere il 70% del totale, quota che interrompe il trend decrescente iniziato dal 2013. Nell’ultimo anno, infatti, il numero dei lavoratori stranieri è cresciuto del 3,2% rispetto all’anno precedente, mentre per la prima volta si registra una diminuzione dei lavoratori italiani (-0,9%).

La regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia, con 149.215 (il 22,2% del totale dei lavoratori domestici stranieri iscritti all'Inps), seguita dal Lazio (15,5%) e dall’Emilia-Romagna (10,2%); la maggior parte dei lavoratori domestici italiani, invece, lavora in Sardegna (13,8% del totale dei lavoratori domestici italiani).

A livello regionale, nell’ultimo anno censito dall'Inps, i lavoratori domestici italiani diminuiscono in quasi tutte le regioni e in modo particolare in Calabria (-6,1%), Campania (-6,1%) e Sicilia (-5,1%). Al contrario i lavoratori domestici stranieri aumentano in quasi tutte le regioni, in particolare Puglia (+11,4%) e Calabria (+6,4%) e con le sole eccezioni di Molise (-3,7%), Umbria (-1,9%) e Abruzzo (-0,9%). Stabili gli stranieri in Piemonte, Lazio e Sardegna.

Rispetto alla zona di provenienza, l’Europa dell’Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici attivi in Italia con 344.466 lavoratori pari al 35,8% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 288.749 lavoratori di cittadinanza italiana (30%), dai lavoratori del Sud America (7,5%) e dell’Asia Orientale (7,3%). Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari a 44% contro il 19,1% dei lavoratori italiani.

Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, si osserva una prevalenza della tipologia di lavoro “Colf”, che nel 2021 interessa il 53% del totale dei lavoratori, contro il 47% della tipologia “Badante”, mentre dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 63,9% dei lavoratori.

La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”.

Nel 2021 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un incremento dell'1,2%, che interessa tutte le zone di provenienza con l’eccezione dell’Est e dell’Ovest Europa, che registrano una diminuzione, mentre l’incremento più elevato riguarda i lavoratori provenienti dall’Asia Medio Orientale (+28,1%).

Risulta essere maggiore l’incremento del numero di colf (+2,6%), in particolare dei lavoratori provenienti dall’Asia Orientale (+25,4%) e dall’Africa del Nord (+23,5%), mentre presentano un lieve decremento dei lavoratori italiani (-2,2%) e di quelli provenienti dall’Est Europa (-2,2%), dall’Ovest Europa (-1,1%) e dalle Filippine (-0,6%).

Sempre nel 2021, la classe d'età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17% del totale, mentre il 19,2% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 2,5% ha un'età inferiore ai 25 anni. Complessivamente nel 2021 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 33,4% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano il 53,8%.

Ben il 54,8% dei lavoratori con tipologia di rapporto badante, proprio per la caratteristica del lavoro che svolge, si concentra nelle classi oltre le 29 ore settimanali; al contrario il 54,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto colf, lavora meno di 25 ore a settimana.

L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2021 evidenzia che la maggior parte dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua superiore ai 13.000 euro (106.451 lavoratori pari al 11,1% del totale). In media, le femmine hanno una retribuzione più alta rispetto ai maschi, infatti sotto i 5.000 euro l’anno si colloca il 43,6% dei domestici maschi, contro il 40,4% delle femmine.

Per i lavoratori con tipologia rapporto “Colf”, la classe con la maggior frequenza per le femmine, è quella tra 1.000 e 2.000 euro, mentre per i maschi è quella tra 6.000 e 7.000 euro. I lavoratori con tipologia rapporto di lavoro “Badante” presentano, sia per i maschi che per le femmine, la stessa classe modale del complesso dei lavoratori, cioè quella dai 13.000 in su.


Redazione EnordOvest

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