Cronaca - 24 novembre 2021, 14:31

Ritrovati i resti di Mohamed Sow, l’operaio scomparso oltre 20 anni fa

Le perizie dimostrerebbero che fu ucciso con dei colpi alla testa e poi seppellito. Per la sua sparizione furono processati e assolti gli ex datori di lavoro

Ritrovati i resti di Mohamed Sow, l’operaio scomparso oltre 20 anni fa

Sono di Mohamed Sow, l’operaio senegalese  scomparso al termine di una giornata di lavoro il 16 maggio 2001, i resti umani ritrovati casualmente da un passante lo scorso aprile in un bosco tra Oleggio Castello e Gattico, nelle colline novaresi.

Lo ha stabilito la perizia ordinata dalla Procura di Verbania ed eseguita dagli esperti del laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’università degli Studi di Milano, diretto da Cristina Cattaneo, confrontando le radiografie del capo eseguite al giovane nel 2000 dopo un incidente stradale con il teschio recuperato sette mesi or sono. Il reperto dimostrerebbe che Sow fu ucciso da colpi in testa e poi seppellito.

La vicenda di Mohamed Sow è uno dei più incredibili “cold case” della storia giudiziaria italiana. Una storia di cui a suo tempo si era occupata a lungo la trasmissione Rai “Chi l’ha visto”.  Il giovane, arrivato in Italia nel 1998, lavorava in una azienda di pulitura metalli di proprietà di due calabresi di Taurianova, Rocco Fedele e Domenico Rettura. Proprio su di loro si erano concentrate le indagini. Il pm di Verbania Fabrizio Argentieri li aveva accusati di omicidio e occultamento di cadavere, ma dopo ben 7 processi, l’ultimo dei quali si è chiuso nel 2014 con una assoluzione in via definitiva.

Proprio il mancato ritrovamento del cadavere era stato decisivo per il mancato accoglimento dell’impianto accusatorio della Procura, che sosteneva che i due datori di lavoro avessero ucciso il giovane che si sarebbe reso protagonista di una protesta per il mancato rispetto degli accordi sulla sua retribuzione. Secondo gli inquirenti Rettura e Fedele avrebbero ucciso Sow e ne avrebbero fatto sparire il cadavere, che però non era stato mai ritrovato.

La perizia giunta a conclusione conferma questa ipotesi, ma tutto questo non basterà a rendere giustizia al ragazzo africano: l’assoluzione definitiva rende impossibile la riapertura del processo. Nel frattempo i due imprenditori hanno chiuso l’azienda nel novarese e sono tornati in Calabria. Qui nel 2017 sono stati arrestati nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta e sono rimasti ristretti ai domiciliari fino a pochi mesi fa.

ECV

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