Esplode il malessere dei medici di medicina generale in Piemonte: tutti i presidenti degli Ordini provinciali hanno sottoscritto una dura lettera al presidente della Regione, Alberto Cirio, all’assessore regionale alla sanità Luigi Genesio Icardi e al responsabile dell’Unità di crisi Mario Raviolo, lettera che accusa i vertici regionali di «aver lasciato da soli i medici di medicina generale» ad affrontare l’emergenza. Una lettera che, fanno sapere dall’Ordine, è la risposta a un documento firmato proprio da Raviolo, nel quale venivano sollevate critiche sulle modalità operative dei medici di base, che, secondo il responsabile dell’Unità di crisi avrebbero provocato, l’intasamento dei numeri telefonici dedicati all’emergenza Covid-19.
“Sono affermazioni inaccettabili e che toccano il fondo di una collaborazione nella quale abbiamo perso fiducia”, afferma il presidente dell’Ordine di Novara, Federico D’Andrea. “I medici di medicina generale della Regione Piemonte – aggiunge D’Andrea - hanno prestato e continuano a prestare le loro cure ai cittadini, nei loro studi e a domicilio dei pazienti, pagando un duro prezzo personale. Hanno espletato le loro funzioni di tutela della salute dei cittadini, in carenza di dispositivi di protezione, armati solo del loro coraggio, senso del dovere e preparazione professionale, fino all'autolesionismo. Non si è voluta accettare la richiesta di fornire ai medici un numero diretto dedicato per il Servizio di sanità e igiene pubblica (Sisp) dell’Asl e, così facendo, si sono lasciati i medici a cercare di comunicare per ore, interrompendo l'assistenza, con numeri pubblicizzati sui media intasati dalle telefonate dei cittadini”.
“Dalle linee guida – aggiunge il presidente dei medici novaresi- è raccomandato ai medici di medicina generale di eseguire visite domiciliari ai pazienti sospetti e con patologia respiratoria impegnativa solo se dotati di dispositivi adeguati che fino all’altro giorno e ancora oggi non erano stati forniti e che comunque non sono reperibili in commercio in modo sufficiente per coloro che volessero acquisirli autonomamente. Questo al fine non solo di tutelare i medici dal contrarre l'infezione, lasciando decine di migliaia di cittadini senza assistenza, ma per evitare che il medico diventi a sua volta un vettore della infezione, specie verso i soggetti anziani e gravi che di solito sono quelli che maggiormente accedono ai loro ambulatori”.
“Il medico di base è il primo e fondamentale presidio – conclude il dott. D’Andrea - ma non è stato seguito con la dovuta competenza e collaborazione, e la lettera che i Mmg hanno ricevuto è la conferma di una perlomeno scarsa conoscenza delle sue modalità di lavoro. Mandare i colleghi allo sbaraglio per non aver previsto i presidi di tutela lascia ampi dubbi sulla competenza di chi dirige l’Unità di crisi. E forse sarebbe utile inserire nella Unità di crisi anche un rappresentante degli Ordini dei medici”.
L’attacco frontale dell’Ordine dei medici arriva dopo una riunione avvenuta ieri con il presidente e il vicepresidente della commissione sanità del Consiglio Regionale, definita “molto costruttiva” nella quale era emerso un elenco di quindici richieste dei medici di base, da sottoporre al presidente Cirio e all’unità di crisi





