Classificare i vari prodotti che costituiscono il variegato mondo delle grappe non è questione semplice. Nonostante i vari secoli di storia, infatti, la legge italiana non ha ancora determinato una classificazione determinata e univocamente accettata.
Non mancano tuttavia consuetudini che possono far luce su questa annosa questione. Inoltre l’ANAG, l’associazione degli Assaggiatori di Grappe e Acquaviti, attraverso le proprie classificazioni funge da riferimento assoluto per tutti gli appassionati.
Cos’è la grappa
Prima di chiarire le possibili tipologie di questa bevanda sarà utile spiegare cosa si intende per grappa, evitando così di confonderla con prodotti molto simili.
Con il termine grappa si intende unicamente ciò che viene prodotto attraverso la distillazione di vinaccia fermentata in Italia. Non è definibile grappa nessun altro prodotto.
Oltre quindi all’importanza geografica, appunto sono in Italia è possibile produrre grappa, importantissimo è il processo di produzione.
La bevanda prodotta dalla distillazione del vino, e quindi non della vinaccia, non sarà dunque grappa ma Brandy, se invecchiato con legno, e Cognac o Armagnac se francese.
Si intuisce presto che questa definizione rimane ancora parecchio vaga e questo per un motivo molto preciso.
Ogni regione porta infatti con sé un bagaglio di lavorazione della grappa secolare, spesso anche molto specifico, il che può rendere un prodotto anche molto diverso da un altro.
Per fare un esempio per ragioni puramente territoriale potremmo distinguere la Grappa di Müller Thurgau del Trentino dalla Grappa di Cabernet e Merlot del Veneto, senza contare le grandi differenze che intercorrono tra queste e alcune grappe prodotto al sud Italia.
Per questo motivo sarebbe più corretto parlare di grappe e non di grappa, sottolineandone la grande varietà e le differenze tra un distillato di vinaccia e l’altro.
Tipologie di grappe
Evitando quindi una classificazione infinita con base territoriale, possiamo comunque classificare le diverse tipologie di grappe attraverso 3 criteri fondamentali: l’età della grappa, le viti o il vitigno da cui sono state prodotte le vinacce e le essenze vegetali aggiunte per la sua aromatizzazione. Le categorie quindi sono:
· Grappa Giovane: dopo prodotta la bevanda viene conservata in contenitori di acciaio o vetro, detti inerti, fino a che non viene poi imbottigliata;
· Grappa Invecchiata o Vecchia: la quale viene conservata per 12 o 18 mesi in contenitori di legno prima di essere imbottigliata ed essere pronta per la distribuzione;
· Grappa Riserva o Stravecchia: imbottigliata non prima di aver trascorso almeno 18 mesi a riposo in un contenitore di legno;
· Grappa Aromatica: le cui vinacce provengono da uve aromatiche o semi-aromatiche. Esempi di grappe aromatiche possono essere quelle derivanti dal Moscato, dal Gewürztramine o dalla Malvasia;
· Grappa Aromatizzata: grappa alla quale è stata aggiunta appena dopo la distillazione una o diverse essenze di origine vegetale;
· Grappa Affinata: imbottigliata dopo essere stata conservata per meno di 12 mesi in contenitori di legno;
· Grappa Monovarietale: ottenuta da vinacce ricavate da una singola varietà di uva, generalmente riportata sull’etichetta;
· Grappa da Polivitigno: grappa prodotta attraverso la combinazione di diverse vinacce di vitigni appartenenti dalla stessa famiglia, che possono essere tuttavia diversi sotto il profilo della maturazione, tempi di raccolta, tecnica di vinificazione o addirittura provenienza.
Vie da sé che alcune grappe potrebbero essere anche il risultato di una combinazione di queste tipologie, tuttavia questo non è sempre possibile.
Per quanto questa rimanga una classificazione certamente di valore, molto utile per orientarsi nel variegato mondo delle grappe, rimane incompleta e comunque di comodo, frutto delle consuetudini e non di un effettivo riordino operato da un qualche ufficiale ente regolatore.