Cinquant’anni e non sentirli: senza acciacchi, anzi con una vitalità e una voglia di proseguire da protagonisti che farebbe intimidire un diciottenne. Ecco Radio Azzurra Fm, la radio di Novara da sempre, anzi – per la precisione – da quel 4 novembre 1975, quando trasmise i primi segnali di vita e da allora, ininterrottamente, racconta l’attualità e ci accompagna non solo sulle frequenze Fm, ma anche in Dab e nel web.
Come nacque l'idea di Radio Azzurra fm 50 anni fa? “L’idea nacque nella fase iniziale delle ‘radio libere’, tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quando in Italia si aprì la possibilità di trasmettere in Fm al di fuori del monopolio statale. A Novara con un piccolo gruppo amici vedemmo in quel nuovo spazio un’occasione per dare voce alla comunità locale, per offrire informazione di prossimità, intrattenimento leggero e programmi musicali curati direttamente da chi viveva la città. Non c’era un grande progetto industriale: era un’iniziativa nata in modo artigianale, con attrezzature essenziali, un trasmettitore di bassa potenza e portata limitata e molta volontà in due stanze di una villetta concessa gratuitamente in via Formaggio 7. L’arredamento era spartano: i classici cartoni per le uova che avvolgevano le pareti, due cavalletti con un piano d’appoggio, due giradischi presi in prestito da amici e un trasmettitore autocostruito. Radio Azzurra però divenne presto un punto di riferimento perché parlava con gli ascoltatori, usando un tono diretto, raccontando la vita territoriale con attenzione alle realtà associative, culturali e sportive di Novara e dintorni. Non mancarono però i problemi legati al fatto che trasmettere era reato. Ci chiusero dopo pochi giorni e con il mio direttore responsabile, Mario Giordano (il padre dell’ex sindaco Massimo) andammo a processo. Il pretore Baglivo sentenziò che non era configurato come reato, ci assolse e l’avventura iniziò…”.
Quando ci fu la consapevolezza di aver creato qualcosa di davvero importante? “La consapevolezza arrivò quando RAN cominciò a essere riconosciuta come presenza stabile nella vita quotidiana della città e questo accadde nel momento in cui gli ascoltatori iniziarono a telefonare in diretta con regolarità per dediche o complimenti; associazioni, gruppi culturali e realtà sportive chiesero spazio per presentare le loro iniziative; i negozi locali e alcune piccole aziende decisero di investire in pubblicità. Tutti segnali che mostrarono che la radio non era più solo un progetto tra amici, ma un punto di riferimento per la comunità. L’ascolto costante e il coinvolgimento del territorio resero evidente che si era costruito un mezzo di informazione e intrattenimento riconosciuto e utile”.
Radio Azzurra fm e lo sport e l'attualità in genere: come avveniva negli anni senza Internet, telefonini e pc portatili? “Negli anni in cui non c’era tutto questo, ci si basava su contatti diretti, presenza fisica e linee telefoniche fisse. Per lo sport, i collaboratori andavano negli stadi e nei palazzetti e seguivano le partite dal vivo, dapprima telefonando da postazioni fisse con l’aiuto del nostro tecnico Sip Elso Ferrara che sempre ci accompagnava. Apriva le connessioni delle cabine e con un rotolo di cavo molto lungo, portava il segnale proprio ai cronisti. Poi si utilizzarono dei walkie talkie sempre però connessi alle cabine che si trovavano. Infine arrivarono i cellulari e tutto fu più semplice. Per l’attualità, le fonti erano le conferenze stampa, le riunioni pubbliche, i consigli comunali, le associazioni del territorio e le agenzie di stampa su fax. Le informazioni venivano raccolte e ‘cucinate’ per poi essere lette in onda nel notiziario. Molto contavano le relazioni: conoscere i protagonisti locali, carabinieri, polizia, vigili del fuoco: poterli raggiungere subito via telefono fisso o recandosi direttamente nei luoghi degli eventi. Era un lavoro più lento e artigianale, ma ricco di vicinanza al territorio: la radio seguiva ciò che accadeva ‘andandoci’ di persona, ascoltando e riportando in tempo reale con i mezzi disponibili”.
Tanti i collaboratori storici: con chi hai stretto un rapporto di amicizia personale oltre che professionale? “Nel corso degli anni si creò un ambiente in cui il rapporto professionale finiva spesso per trasformarsi in legame personale. Le ore trascorse insieme in studio, le dirette serali, le trasferte sportive e la necessità di improvvisare soluzioni tecniche favorivano familiarità. Alcuni collaboratori come Sandro Berutti o Gigi Santoro diventarono punti di riferimento nella vita quotidiana con il loro costante rapporto con gli ascoltatori: così come con chi seguiva lo sport, chi si occupava della regia, chi preparava i notiziari e tutti quelli che proponevano i più svariati generi musicali. Con queste persone la relazione andò oltre la semplice divisione dei compiti e ogni tanto ci si trovava tutti a cena. Il legame era alimentato da una passione fortemente condivisa”.
La radio com'era 50 anni fa e com'è oggi: quali le principali differenze? “All’inizio la radio era soprattutto artigianale. La tecnica era semplice: mixer analogici, dischi, cassette, bobine. Molte operazioni avvenivano a mano, dalla selezione dei brani alla gestione della pubblicità. La programmazione nasceva in studio, spesso costruita giorno per giorno. L’ascolto era locale: l’FM copriva la città e parte del territorio provinciale. Oggi la radio è quasi completamente digitale. La musica arriva da archivi software, la regia è automatizzata, le trasmissioni sono ascoltate anche online e tramite app. Radio Azzurra non parla più solo alla città ma potenzialmente a chiunque e in ogni dove. Anche lo stile è cambiato: palinsesto più strutturato, informazione aggiornata in tempo reale, presenza sui social e interazione immediata con gli ascoltatori. La differenza principale sta nel modo di lavorare e nel rapporto con il pubblico: un tempo l’ascolto era comunitario e territoriale, oggi è distribuito su molte piattaforme, più veloce e frammentato. Tuttavia rimane come elemento costante, la voce che accompagna, racconta e tiene unita la relazione con chi ascolta”.
E cosa invece in questo mezzo secolo non è cambiato per nulla? “Non è cambiato il ruolo della voce come presenza familiare. Anche con tecnologie diverse, la radio resta un mezzo che si basa sull’ascolto diretto, sul tono, sul ritmo e sulla capacità di raccontare in modo chiaro ciò che accade. Rimane anche il valore del rapporto con chi ascolta: un dialogo continuo, fatto di abitudini, appuntamenti e riconoscibilità. La radio continua a essere un accompagnamento quotidiano, un sottofondo stabile che informa, intrattiene e tiene compagnia senza chiedere di fermarsi per guardare uno schermo”.
Infine come vedi la radio, anche alla luce degli ultimi importanti investimenti, tra 5-10 anni? “La tendenza va verso una radio sempre più integrata con il digitale, senza però perdere la sua identità principale, ascoltarla in modo semplice, immediato e continuo. Nei prossimi 5–10 anni è probabile che la trasmissione tradizionale in FM continui, ma affiancata da una presenza ancora più forte del DAB, su streaming e sulle numerose app; l’interazione con il pubblico potrebbe avvenire soprattutto attraverso smartphone e social, con messaggi vocali, commenti e contenuti brevi; la produzione potrebbe diventare più flessibile, con studi ancora più compatti e performanti, oltre a collegamenti in mobilità di qualità professionale. Infine l’archivio audio e i podcast è auspicabile che diventino una parte importante del palinsesto, per permettere l’ascolto ‘quando si vuole’. I nostri recenti investimenti indicano volontà di consolidare la struttura tecnica e il prodotto editoriale. Il punto centrale rimarrà la credibilità e la riconoscibilità della voce locale: la radio potrà evolversi negli strumenti, ma continuerà a essere rilevante se saprà raccontare il territorio e mantenere un rapporto diretto con chi ascolta”.
Grazie Ugo Ponzio per la bella chiacchierata e grazie Radio Radio Azzurra Fm, che da 50 anni (e qualche giorno) ci continui a tenere compagnia, perché come cantava il buon Finardi nel 1976 «Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente, se una radio è libera, ma libera veramente, piace ancor di più perché libera la mente».