Ultim'ora - 31 ottobre 2025, 16:31

Venezuela, Trump: "Nessuna decisione su raid". Media: "Maduro chiede missili a Mosca"

(Adnkronos) - Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha assicurato di non aver ancora preso una decisione definitiva sui raid contro obiettivi militari in Venezuela, smentendo un articolo del Miami Herald secondo cui avrebbe approvato l'attacco, che sarebbe imminente. Trump ha risposto "no" alla domanda se avesse preso una decisione in merito, che gli è stata rivolta dai giornalisti a bordo dell'Air Force One. 

Mentre gli Usa si preparano alla fase successiva della loro campagna contro il cartello della droga Soles, fonti informate avevano riferito al Miami Herald che l'Amministrazione Trump ha preso la decisione di attaccare obiettivi militari all'interno del Venezuela e i raid potrebbero scattare in qualsiasi momento. 

Gli attacchi, come confermato anche dal Wall Street Journal, dovrebbero prendere di mira installazioni militari che, secondo gli Usa, sarebbero utilizzate dai narcotrafficanti e gestite da alti esponenti del regime di Nicolas Maduro.  

Fonti hanno riferito al Miami Herald che gli obiettivi - che potrebbero essere colpiti per via aerea nel giro di pochi giorni o addirittura ore - mirano anche a decapitare la gerarchia del cartello. Le fonti non hanno confermato se Maduro stesso sia un obiettivo. 

Con l'aumento della pressione militare americana nei Caraibi, il presidente venezuelano Maduro avrebbe chiesto direttamente al Cremlino sostegno militare per rafforzare la difesa del Paese. Secondo quanto emerge da documenti interni del governo statunitense ottenuti dal Washington Post, Maduro ha inviato una lettera a Vladimir Putin in cui sollecita la fornitura di missili, riparazioni di aerei Sukhoi, modernizzazione dei radar e assistenza logistica, proponendo anche un piano di finanziamento triennale tramite il conglomerato russo Rostec.  

La richiesta a Mosca arriva mentre gli Stati Uniti ammassano forze navali nella regione, con la portaerei Uss Gerald Ford schierata al largo delle coste sudamericane. Secondo i documenti, Caracas avrebbe contattato anche Cina e Iran per ottenere equipaggiamenti militari e droni a lungo raggio, ma solo la Russia rimane il principale alleato strategico di Maduro. Domenica scorsa, un aereo cargo russo Il-76, già sanzionato da Washington, è atterrato a Caracas evitando lo spazio aereo occidentale, poche ore dopo la ratifica di un nuovo trattato di cooperazione tra Mosca e il Venezuela. 

L'Amministrazione Trump ha individuato potenziali obiettivi in Venezuela, tra cui strutture militari sospettate di essere utilizzate per il traffico di droga, hanno indicato al Wall Street Journal funzionari statunitensi a conoscenza della questione, secondo i quali se Trump decidesse di procedere con gli attacchi aerei si tratterebbe di un messaggio chiaro a Maduro: è ora di farsi da parte. 

Sebbene il presidente non abbia ancora preso una decisione definitiva su un eventuale intervento via terra, le fonti hanno sottolineato che una campagna aerea si concentrerebbe su obiettivi considerati da Washington nodi cruciali nei legami tra il regime di Maduro e le reti del narcotraffico. Tra i siti presi in esame figurano porti e aeroporti controllati dall'esercito, che secondo gli Stati Uniti sarebbero utilizzati per il transito di droga. 

Uno degli obiettivi principali del secondo mandato di Trump è fermare il flusso di stupefacenti verso gli Stati Uniti, in particolare del fentanyl, responsabile ogni anno di decine di migliaia di morti. Dall'insediamento del nuovo governo, Washington ha dispiegato una potenza militare senza precedenti nei Caraibi contro i presunti trafficanti attivi nella regione. 

Attacchi aerei contro obiettivi all'interno del territorio venezuelano rappresenterebbero una significativa escalation della campagna, finora limitata a operazioni contro imbarcazioni sospettate di trasportare droga. Tuttavia, osservano esperti citati dal Wall Street Journal, il fentanyl viene prodotto in Messico con precursori chimici provenienti dalla Cina, e non vi sono prove che il Venezuela sia coinvolto nella produzione o nel traffico di questa sostanza sintetica. Il Paese sudamericano rimane però una rotta di transito per la cocaina colombiana, e diversi alti funzionari civili e militari venezuelani sono stati accusati dai procuratori statunitensi di contrabbando di droga. 

Nel frattempo, l'Amministrazione Trump ha intensificato la sua campagna contro Maduro, nel tentativo di presentarlo come il capo di un'organizzazione criminale impegnata a "inondare" gli Stati Uniti di stupefacenti - un'accusa respinta da Caracas. "In Venezuela c'è un narco-Stato gestito da un cartello", ha dichiarato la scorsa settimana il segretario di Stato, Marco Rubio, figura chiave nella strategia di pressione di Washington. 

Il Pentagono ha inviato una portaerei nella regione, dove gli Stati Uniti dispongono già di diverse navi da guerra, migliaia di militari d'élite e velivoli avanzati. Nelle ultime due settimane, bombardieri B-52 e B-1 hanno effettuato diverse missioni di ricognizione lungo la costa venezuelana, con voli che lunedì hanno sorvolato per circa mezz'ora la terraferma e le isole del Paese, secondo i dati di tracciamento. In un passo insolito per un presidente, Trump ha inoltre confermato di aver autorizzato la Cia a condurre operazioni segrete in Venezuela. 

L'Onu chiede agli Stati Uniti di fermare i raid aerei nei Caraibi e nel Pacifico contro le imbarcazioni che apparterrebbero ai trafficanti di droga, e chiede indagini "rapide, indipendenti e trasparenti". "Questi attacchi - e il loro crescente costo umano - sono inaccettabili. Gli Stati Uniti devono fermarli e prendere tutte le misure necessarie per prevenire esecuzioni extragiudiziali di persone a bordo di queste imbarcazioni, indipendentemente dai reati penali di cui sono accusati", ha affermato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, in una dichiarazione. 

 

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