La montagna attrae. Ancora e di più di ieri. 35mila persone sono "entrate" a vivere nelle montagne italiane nel 2024, che si uniscono a 100mila donne e uomini che hanno spostato la residenza tra 2019 e 2023, da un comune non montano a un comune montano italiano. È il principale dato illustrato a Reggio Emilia da Giampiero Lupatelli, economista territoriale, e da Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, con molti sindaci dei comuni montani, con assessori della città e della provincia, ricercatori e giornalisti. I nuovi numeri del 2024 aggiornano i quindici anni 2009-2023 presi in esame nel “Rapporto Montagne Italia 2025”, elaborato nell'ambito del progetto Italiae, presentato il 24 giugno scorso a Roma e del quale sono seguite 66 presentazioni in tutt'Italia.
Il saldo positivo dei movimenti migratori, con quasi 35mila unità, è largamente superiore (del 40%) alla media del quinquennio precedente, con un incremento imputabile in larga misura alla ripresa di flussi in ingresso da parte della popolazione straniera. Il saldo di questi flussi ammonta infatti a circa 22.000 unità, cifra che triplica il valore medio del quinquennio precedente. Quanto alla popolazione di cittadinanza italiana, il saldo è di 12.000 unità ed è perfettamente allineato a quello medio del quinquennio precedente. Il dato più recente conferma anche le forti differenze nella diffusione dei fenomeni confermando la antinomia tra l'attrattività delle montagne del nord (ma anche del centro) e il permanere dell'esodo dalle montagne meridionali, solo in parte compensato dalla ripresa di intensità dell'afflusso di popolazione straniera. Delle 387 comunità territoriali (aggregazioni di comuni, in quanto il rapporto Uncem non analizza singole municipalità), quelle con saldo positivo totale sono ora 285 (erano 247 nel quinquennio precedente) mentre restano sostanzialmente immutato in numero delle comunità territoriali che hanno un saldo positivo per la componente italiana: sono infatti 224 contro le 228 del quinquennio precedente.
Entro questa cornice interpretativa che conferma la faglia che separa l'attrattività delle montagne del nord e del centro dall'esodo che segna le montagne meridionali, un esercizio di sicura utilità è quello di soffermare lo sguardo sulle comunità territoriali che esprimono con maggiore intensità ed energia i propri caratteri di attrattività. Tanto più utile, nella visione di un neo-popolamento governato piuttosto dai fattori di attrazione della dei luoghi di destinazione (la montagna) piuttosto che da quelli di spinta dalle regioni più critiche che guidano le migrazioni di lungo raggio.
Le comunità territoriali nelle quali il saldo migratorio della sola popolazione di cittadinanza italiana è stato in media superiore all'1% annuo, commisurato alla popolazione, sono state 10 nell'intervallo 2019-2023. Cinque di queste erano in Emilia-Romagna, due in Liguria e una ciascuna in Piemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige.
Con riferimento al solo 2024 le comunità territoriali con questi caratteri di forte attrattività quasi raddoppiano e diventano diciannove: sempre cinque in Emilia-Romagna, quattro in Piemonte, tre in Liguria, due in Lombardia e nel Lazio, una ciascuna in Veneto, in Toscana e in Umbria. Solo tre di queste diciannove erano nella top 10 del quinquennio precedente, a testimoniare di una certa volatilità del fenomeno che accompagna una sua estensione quantitativa che è anche diffusione territoriale. Degno di nota è anche il fatto che il valore medio del saldo migratorio (degli italiani) in ciascuna comunità territoriale pasa dal valore di 1.383 persone all'anno nel periodo 2019 2023 alle 2.780 al 2024 (+63,9%).