Cronaca - 14 settembre 2025, 19:20

Funivia del Mottarone, verso i patteggiamenti: giovedì nuova udienza preliminare

A quattro anni dalla tragedia che costò la vita a 14 persone, si profila un epilogo più rapido del processo

"Alla fine è molto trasversale l’idea che ci si possa mettere una pietra sopra”: la frase è di una una fonte legale riservata, riferita dall’agenzia Agi, che descrive con efficacia il clima in cui il prossimo giovedì 18 settembre riprenderà l’udienza preliminare per il tragico schianto del maggio di quattro anni fa, quando persero la vita 14 persone che viaggiavano nella cabina numero 3 della Funivia del Mottarone: una famiglie di origini israeliane (Tai Peleg di 26 anni con il marito Amit Biran di 30 anni, il piccolo Tom di 2 anni e i nonni Itsak Cohen e Barbara Konisky di 81 e 71 anni), i fidanzati Silvia Malnati e Alessandro Merlo di 27 e 29 anni, residenti a Varese e la famiglia composta da Vittorio Zorloni, Elisabetta Persanini e il piccolo Mattia Zorloni di soli 5 anni, residenti a Vedano Olona; Serena Cosentino calabrese di 27 anni, ricercatrice all’istituto Idrobiologico del Cnr di Pallanza e il suo fidanzato iraniano Mohammadreza Shahaisavandi, i coniugi piacentini Angelo Vito Gasparro e Roberta Pistolato di 45 e 40 anni. Da quella tragica carneficina si era salvato solo il piccolo Eitan Biran, che allora aveva 5 anni e che è l’unico sopravvissuto.

La sensazione della vigilia è che si vada verso la definizione di diversi patteggiamenti: una ipotesi che era emersa già a giugno, quando nel corso dell’udienza preliminare il Pm Alessandro Pepè aveva accettato di rimodulare i capi di imputazione, come richiesto dal gup su istanza delle difese, escludendo di fatto la fattispecie dolosa. Lo stesso procuratore capo aveva sottolineato come il nuovo assetto dell’atto d’accusa potesse favorire “una soluzione più rapida" che, aggiungeva, “in un processo di questo genere non ci sembrerebbe una scelta sbagliata. Avere eliminato motivi di frizione può rendere possibili percorsi che ottengano l'obiettivo – aveva aggiunto - di raggiungere una soluzione in un tempo più contenuto”.     Le ipotesi appena tratteggiate tre mesi fa hanno preso via via sempre più forma: nel corso dell’estate i legali di diversi imputati sono stati “avvistati” a Verbania; legittimo pensare che si sia intrecciato un dialogo con la procura che giovedì potrebbe concretizzarsi in richieste di definizione concordata delle pene per diversi imputati.  Chi aveva già annunciato la richiesta di patteggiamento, è Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini, il capotecnico della funivia che fin dall’inizio della vicenda ha confessato di avere materialmente inserito i cosiddetti “forchettoni “ che inibivano il funzionamento dell’impianto frenante di emergenza. Perillo aveva depositato già lo scorso anno un'istanza in questa direzione, ma la Procura non si era detta disponibile. Ora con un nuovo procuratore e nel nuovo scenario tornerà certamente alla carica. Potrebbero seguire la stessa strada anche Andrea Da Prato, difensore di Enrico Perocchio, l’ingegnere biellese direttore tecnico dell’impianto, che già a giugno aveva sottolineato come con gli ultimi aggiustamenti dei capi di imputazione la posizione di Perocchio si sarebbe alleggerita aprendo la strada “alla definizione di una pena non intramuraria”. Non aveva escluso la strada del patteggiamento anche Pasquale Pantano, difensore di Luigi Nerini, titolare della società concessionaria della funivia, che finora non si era mai espresso in materia. Da capire ancora come sia maturata la posizione del pool difensivo di Martin Leitner e Peter Rabanser, i due rappresentanti di vertice di Leitner, la società altoatesina che si occupava della manutenzione degli impianti. Il coordinatore del pool avvocato Federico Cecconi, ha sempre ritenuto che si dovesse escludere “qualunque forma di responsabilità” già in fase preliminare. Ma alcuni segnali lasciano pensare che possa essere cresciuta la consapevolezza di percorsi processuali anche diversi.

Una traiettoria processuale sulla quale hanno avuto un peso decisivo i risarcimenti pagati alle vittime da parte di Leitner e dell’assicurazione della società di Nerini, la Reale Mutua. L’uscita di scena delle parti civili, infatti, ha reso possibile un graduale alleggerimento delle posizioni degli imputati, culminato con l’ultima riscrittura dei capi di imputazione. Anche con le due ultime parti civili rimaste nel processo – i due enti locali, Comune di Stresa e Regione Piemonte – una trattativa è stata portata avanti durante i mesi estivi. Anche in questo caso gli esiti potrebbero essere resi noti nell’udienza di giovedì.

ECV