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Sanità | 04 maggio 2025, 08:30

Liste d'attesa, pronto soccorso e il nuovo piano socio sanitario: intervista all'assessore Riboldi sulla sanità piemontese VIDEO

A 'Podcast a domicilio' ha spiegato le criticità del sistema sanitario regionale e le azioni messe in campo per risolvere alcuni di questi problemi

L'assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi

L'assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi

Federico Riboldi, assessore alla sanità del Piemonte, è stato ospite del "Podcast a domicilio" di DixTV e ha parlato della situazione sanitaria della Regione.

Tra liste d'attesa, partnership pubblico-privato, pronto soccorsi e carenza di medici, l'assessore ha spiegato le iniziative della Giunta Cirio per contrastare alcuni di questi fenomeni nel breve termine e, con la scrittura integrale del piano socio sanitario, anche in prospettiva futura. "Una riscrittura integrale del piano sociosanitario non si vedeva dal '95 - ha esordito Riboldi - Credo sia un atto di coraggio che si assume la nostra maggioranza, ma credo anche che sia il momento di farlo perché l'innovazione che stiamo portando in sanità sono così ampie e il mondo è cambiato così tanto che c'è bisogno di un documento nuovo".
 

Il piano sociosanitario punta a migliorare complessivamente tutta la struttura sanitaria del Piemonte, ma quali sono i passi da fare? "Lo vorrei votare prima della pausa estiva di agosto - ha spiegato l'assessore - l'obiettivo è arrivare per l'estate ad avere il nuovo piano socio sanitario. Abbiamo creato una bozza di piano, un documento tecnico da cui partire che è frutto del lavoro della politica. Abbiamo preso le indicazioni dei tecnici, le abbiamo trasformate in indicazioni tecnico politiche da declinare sui territori. Adesso avremo centinaia di audizioni nel mese di maggio e ascolteremo tutti i portatori di interessi della regione, dai consorzi dei comuni alle associazioni, ai consorzi socio assistenziali, ai sindacati, per mettere insieme le esigenze di tutti e costruire un piano più possibile dettagliato e puntuale rispetto alle esigenze future della sanità. Scrivere bene un piano vuol dire scrivere il percorso e la carta d'identità della sanità del futuro e quindi vale la pena ascoltare tutti".
 

Il primo problema da risolvere è quello delle liste di attesa intasate. Per migliorare la situazione, l'assessorato ha avviato una sperimentazione per ampliare le ore di lavoro delle aziende sanitarie e recuperare le prestazioni rimaste indietro. Poi, in futuro, una nuova organizzazione del CUP potrebbe migliorare ulteriormente la situazione, con la creazione di un app e di centralini e servizi appositi. "Le liste d'attesa hanno più madri e un'origine lontana - ha commentato Riboldi - Sono tagliate 130 strutture ospedaliere ormai più di 10 anni fa. Questo ha portato ad un accumulo di liste, che già erano evidenti nel 2018. Nel biennio 2018-2020 e poi col Covid sono peggiorate ancora. Abbiamo chiesto alle nostre aziende sanitarie la disponibilità di lavorare la sera, il sabato e la domenica proprio per recuperare prestazioni. Nei sei mesi che ci siamo dati di tempo, abbiamo previsto di arrivare a toccare tra le 50 e le 60 mila prestazioni, ad oggi siamo a 30 mila. Sono poche nel monte ore totale, non arrivano al 50%, però abbiamo dato la possibilità a 50 mila cittadini piemontesi di poter usufruire immediatamente del servizio pubblico.

A partire da gennaio 2026 i cittadini avranno a disposizione il nuovo CUP con l'app. Ci sarà un canale diretto per le disdette, che oggi cubano un quarto delle visite mancate in Regione Piemonte. Ci sarà un canale per la cronicità e uno per i primi accessi: per prenotare le visite di controllo non si dovrà più chiamare ma ci sarà il CUP irrorato da intelligenza artificiale che richiamerà direttamente le persone. È un passo avanti enorme rispetto alla modernizzazione della sanità, si cancelleranno le lunghe code al Cup in attesa telefonica, il Cup non ti dirà provi a richiamare finché non trovo una visita. Questo non risolverà in automatico il problema delle liste d'attesa, stiamo lavorando a nuovi percorsi di presa in carico in accordo con i medici di medicina generale, la medicina territoriale e i medici ospedalieri. Stiamo mettendo in campo a 360° tante azioni".
 

In programma anche la riorganizzazione dei pronto soccorsi, col miglioramento della vivibilità degli spazi e le riduzioni delle attese, come conseguenza della creazione delle case e degli ospedali di comunità: "Abbiamo una deliberazione della Giunta pronta per mettere in campo l'umanizzazione dei pronto soccorsi: aria condizionata, distributori gratuiti dell'acqua, wifi, stazioni di ricarica per i cellulari, sedute comode, volontari che accolgono e spiegano ai pazienti a che punto è la loro prenotazione, macchinette col contactless. Poi dobbiamo lavorare sull'appropriatezza degli accessi. Il grande investimento fatto in edilizia sanitaria territoriale, quindi le case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali, serve proprio per i codici bianchi e verdi, che sono la maggioranza e spesso aspettano ore. L'edilizia sanitaria e territoriale non è luogo di anticamera al pronto soccorso o alla struttura ad alta complessità che è l'ospedale, ma è luogo di cura, serve proprio a diminuire gli accessi al pronto soccorso e dare una risposta sul territorio".
 

A monte di molti problemi c'è la carenza di medici e infermieri, che Riboldi attribuisce ad errori del passato. "Ad oggi - ha detto - con grande impegno di programmazione sbagliata degli ultimi vent'anni, siamo arrivati ad avere molti più medici e infermieri che si pensionano rispetto a quelli che si laureano. Oggi siamo in una situazione di carenza che non si risolve immediatamente, richiede uno sforzo a 360 gradi. Noi stiamo mettendo in campo tre operazioni: il dialogo con l'università per capire come aumentare i numeri, perché ad oggi non si copre neanche il numero chiuso in infermieristica; delle borse di studio speciali dedicate alle professioni infermieristiche; il lavoro con le università straniere per assumere professionisti formati dal punto di vista clinico e linguistico che possono venire da noi".
 

Secondo i dati dalla Regione, il 10% dei piemontesi non riesce a curarsi, e l'obiettivo di Riboldi è riuscire a portare questo numero a 0. "La sanità è un po' come il rugby - ha concluso l'assessore - bisogna correre forte, chi può, e passare la palla a chi è indietro. Tutto lo sforzo che stiamo facendo oggi è riportare quel 10% di persone nell'alveo della sanità pubblica".

Segui l'intervista completa su DixTV:

Francesco Capuano

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