“Secondo l’OMS la demenza è la 25esima causa di disabilità nel mondo, la settima causa di morte nell’ultimo ventennio e rappresenta una condizione che, con l’aumentare dell’aspettativa di vita e con la curva demografica italiana, coinvolgerà un numero sempre maggiore di persone. La maggioranza dei malati affetti da demenza vive in famiglia, con un notevole carico assistenziale che ricade pressoché interamente sui caregivers.
Ebbene, a fronte di questo quadro epidemiologico, le recenti delibere della Giunta Cirio hanno messo a repentaglio il sistema di assistenza piemontese.
Con le vecchie tariffe nei NAT, CDAA e CDAI non venivano applicati i LEA e quindi le famiglie dei pazienti affetti da Alzheimer e da altri disturbi cognitivi (quasi 89.000 in Piemonte nel 2021) compartecipavano alla retta per poco più del 30% (Circa 66% carico ASL e 34% carico utenti/Comuni).
Con le nuove tariffe invece, previste dalla Dgr 10-4727 del 4.3.2022, la compartecipazione della retta a carico degli utenti/Comuni passa al 50%.
Queste modifiche tariffarie vanno a penalizzare fortemente le famiglie con malati di Alzheimer per i quali il Piemonte aveva sempre dimostrato particolare attenzione garantendo il regime extra Lea con un maggiore intervento della sanità, più favorevole e meno oneroso per le famiglie.
Nell’odierna discussione del mio Question time sul tema la Giunta non ha fatto aperture sulla sospensione del rincaro delle tariffe. Si corre pertanto il rischio di veder chiudere soprattutto i centri diurni per persone affette da demenze, essendo questi rincari di fatto inapplicabili perché troppo esosi e insostenibili per le famiglie.
Uno dei migliori esempi di domiciliarità e permanenza dei pazienti in famiglia è messo sotto attacco, a dispetto dei proclami di questa Giunta.
Monica Canalis
Consigliera regionale PD