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Economia | 06 ottobre 2022, 18:50

Dimessi dall'ospedale in rsa, sindacati contro la Regione: "No a scelte che mettono in ginocchio i lavoratori"

Cgil, Cisl e Uil: "A repentaglio la cura e l'assistenza dei più fragili". Sostegno anche dal Pd

Dimessi dall'ospedale in rsa, sindacati contro la Regione: "No a scelte che mettono in ginocchio i lavoratori"

Presa di posizione molto severa, da parte di Cgil, Cisl e Uil sul fronte rsa e in particolare sulle ultime decisioni prese dalla Regione. Lo hanno messo nero su bianco con un documento congiunto in cui affermano di ritenere "grave la scelta della Regione Piemonte di proseguire con una serie di interventi spot sulle RSA, che non poggiano le basi su un progetto strutturato di integrazione e riorganizzazione del sistema sanitario e sociosanitario nella nostra Regione, ma che rispondono all'esigenza dell'assessorato alla Sanità di non aumentare costi a suo carico, dando risposte parziali ad un settore attraversato da una profonda crisi economica".

"Solo così possiamo definire la Deliberazione della Giunta Regionale del 28 giugno 2022, n. 1-5265 Approvazione 'Percorso protetto di continuità assistenziale per anziani ultra 65enni non autosufficienti o persone con bisogni sanitari e assistenziali assimilabili ad anziano non autosufficiente, dimessi da strutture ospedaliere e di post-acuzie (RRF, Lungodegenza, Cavs) verso RSA autorizzate, accreditate e contrattualizzate con il SSR'", si legge nel documento.

"Siamo convinti che rendere strutturale un provvedimento assunto durante l'emergenza pandemica, propedeutico a decongestionare i posti letto in ospedale, in un momento in cui nelle RSA continua la penuria di personale infermieristico e di OSS, in cui occorre ancora qualificare il personale presente, assunto attraverso la DGR 4-2020 e che opera in assenza di titolo professionale significhi, di fatto, un aumento dei carichi di lavoro che sta diventando insopportabile per le lavoratrici ed i lavoratori del settore, oltre a non garantire gli standard di assistenza sanitaria necessari ai pazienti dimessi da ospedali e/o DEA ".

"Infatti, riteniamo grave che il provvedimento individui per questa tipologia di utenza, gli standard gestionali della DGR 45-2012 che prevedono bassi minutaggi infermieristici e meno presenza di profili professionali come infermieri e medici, mentre crediamo che andrebbero garantiti gli standard gestionali dei CAVS, ovvero garantendo una continuità assistenziale a valenza sanitaria, così come sancito dalla DGR 6/2013. Vogliamo ricordare che da tempo chiediamo una modifica radicale dei minutaggi assistenziali dettati dalla DGR 45/2012, che hanno trasformato l'assistenza in un lavoro a cottimo con ritmi impensabili per le lavoratrici ed i lavoratori. Pensiamo non sia più procrastinabile tale modifica, ancora di più dopo che la Regione ne ha già variato una parte sostanziale legata alla revisione delle tariffe. Questo tipo di scelte, peraltro, è una indiretta legittimazione dell'operato di quei gestori che già oggi aggirano le regole al di fuori di ogni controllo, con grave nocumento ai destinatari del servizio in convenzione e contemporaneo depauperamento della dignità e dei diritti del personale operante in RSA. Non c'è nulla da inventare, esistono già normative che rispondono alle esigenze di decongestionare ospedali, pronto soccorsi, utilizzando le RSA; quello che manca è una programmazione sanitaria seria che aumenti i fabbisogni e la scelta politica di destinarvi risorse. Non è più tollerabile che decisioni sbagliate ricadano sui più fragili: pazienti a cui andrebbe garantito il diritto alla cura e non assistenza e sulle spalle di lavoratrici e lavoratori che devono sopperire a mancanze strutturali ed impostazioni errate".

E dal Pd arriva un sostegno alle posizioni sindacali: "La decisione della Regione Piemonte di inserire le persone dimesse dagli ospedali nelle RSA è vergognosa. Quella che doveva essere una misura temporanea, adottata durante il lockdown e la fase acuta della pandemia, ora diventa strutturale, penalizzando i malati e le loro famiglie. Chiediamo, pertanto, che venga ripristinata la situazione preesistente la pandemia da Covid-19, ovvero il percorso che vedeva la persona dimessa dall’ospedale (che necessitava di lungodegenza ed era impossibilitata a tornare nella propria casa), venire collocata nei Cavs", affermano Domenico Rossi, consigliere regionale Pd, vicepresidente IV commissione, e Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte. "Le Rsa non solo non possono garantire la stessa assistenza sanitaria ed infermieristica alle persone lungodegenti, ma l’inserimento in Rsa, anziché nei Cavs comporta maggiori costi per i cittadini. La pandemia avrebbe dovuto insegnarci a migliorare la sanità, qui, invece, assistiamo all’esatto contrario: si approfitta dell’emergenza pandemica per peggiorare l’assistenza ai lungodegenti. La DGR 1-5265, che riguarda gli anziani over 65 non autosufficienti o persone con situazioni similari, è un’ulteriore dimostrazione della chiara volontà della Regione Piemonte di far risparmiare la sanità pubblica aumentando i costi a carico delle famiglie e delle politiche sociali. Una deriva inaccettabile, che contrasteremo con determinazione".

C.S.

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