Politica - 17 settembre 2022, 13:15

Luigi Marattin (Italia Viva): il Terzo Polo, la politica energetica, le nuove generazioni

Intervista a tutto tondo con il candidato per Azione e Italia Viva alla Camera per il Piemonte 2.

Emiliano, 43 anni, professore associato in Economia Politica all’Università di Bologna, deputato di Italia Viva e presidente uscente della Commissione Finanze della Camera, alle elezioni del prossimo 25 settembre l’onorevole Luigi Marattin è candidato alla Camera per Azione-Italia Viva nel Piemonte 2, al Plurinominale nel collegio 1 (Novara, Vercelli, Biella, Vco) e nel Collegio 2 (Alessandria, Asti, Cuneo). In questi giorni è impegnato in un fitto calendario di incontri per illustrare le proposte del "terzo polo" agli elettori del Sud Piemonte.

Onorevole Marattin, perché Terzo Polo? Quali sono le ragioni della vostra presenza alle imminenti consultazioni? In cosa vi sentite più lontani dalle coalizioni del centrodestra e centrosinistra?

Centrodestra e centrosinistra non rappresentano offerte politiche coerenti e omogenee. Sono invece raggruppamenti guidati dalle ali estreme (il massimalismo di sinistra e il sovranismo di destra), che stanno insieme con l’unico scopo di non far vincere gli altri. Ma non si fa politica per non far vincere qualcuno: la si fa perché si offre un’idea di come risolvere i problemi di una comunità e favorirne lo sviluppo. La Lista Calenda - embrione di un partito liberal-democratico e riformista - nasce per farla finita con questo finto e dannoso bipolarismo, e restituire alla politica la dignità e l’autorevolezza che sembra aver perso.

Tra i temi della campagna elettorale si è imposta la grave problematica del caro energia, che minaccia i bilanci delle famiglie e la sopravvivenza delle nostre aziende. Come si governa un simile scenario? Quali sono le vostre ricette per uscire da questa impasse?

Nel breve periodo, occorre realizzare al più presto i due rigassificatori galleggianti di Piombino e Ravenna per accelerare l’emancipazione dal gas russo. E poi occorre disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas facendo comprare al GSE (la struttura controllata dal Mef) ad un prezzo fisso l’energia prodotta dalle rinnovabili, così da far scendere la bolletta complessiva anche del 40%. Ma la politica deve tornare anche a occuparsi del futuro, e affrontarlo per tempo: per noi, il fabbisogno energetico del futuro dovrà essere soddisfatto da un equilibrato mix di fonti rinnovabili, fonti fossili ma con cattura e stoccaggio di CO2 e energia nucleare. Anche sulla politica energetica scontiamo i danni delle illusioni populiste.

Nelle previsioni degli analisti l’astensione sembra di gran lunga il primo partito, col non-voto prossimo al 40%. Come si fa a recuperare la fiducia di una così cospicua fetta dell’elettorato che non si riconosce nell’odierna politica?

Offrendo un’immagine diversa di politica, che negli ultimi anni è stata uno scadente reality show. Politici, o presunti tali, che fanno a gara a chi spara la fandonia più grossa, prendono il consenso e poi non sanno cosa farne. O perché si sono candidati in coalizioni che non hanno una stessa idea di paese o perché non hanno alcuna competenza o esperienza. La Lista Calenda vuole ridare alla politica la dignità che il populismo (di destra e di sinistra) le ha tolto: serietà, autorevolezza e un programma serio per liberare tutte le energie soffocate da una macchina pubblica che è stata incapace di adattarsi al nuovo secolo.

Quali risposte avete immaginato per le giovani generazioni? Con quali azioni è possibile offrire concrete risposte a chi non vede davanti a sé un’idea di futuro?

I giovani hanno bisogno innanzitutto di un sistema formativo all’altezza delle sfide di un’economia globalizzata: proponiamo riforme radicali in ciascun segmento del pianeta-formazione, dalla scuola superiore all’Università, passando per gli Its e la formazione professionale. I giovani devono sapere di poter avere una chance se conoscono qualcosa, non se conoscono qualcuno: meritocrazia e pari opportunità devono essere il binomio alla base di una società autenticamente liberale. Infine, anche i giovani trovano terreno fertile in una società dinamica e in crescita, non in una (come accaduto in Italia) che nei 20 anni precedenti il Covid ha registrato uno dei tassi di crescita medi più bassi del mondo. Serve quindi riaccendere il motore della crescita con quelle riforme strutturali che populisti e conservatori non hanno mai voluto o saputo fare.

Qual è la vostra ricetta in economia per un vero rilancio del Paese? Quale la vostra posizione su flat tax, salario minimo e reddito di cittadinanza?

L’Italia ha litigato per 30 anni su come redistribuire la ricchezza senza accorgersi che non riuscivamo più a produrla. Occorre rimettere al centro le ragioni di chi lavora e produce, impostando tutto il sistema sulla base dell’incentivo alla creazione di reddito e della semplificazione del sistema. La flat tax è solo uno slogan di chi pensa che gli italiani possano essere presi in giro: se andate a leggere la proposta leghista (Atto Senato 1831), non contiene una sola aliquota ma addirittura 18. Eppure continuano a usare il termine “flat tax” a mo’ di prodotto pubblicitario, però ingannevole. La nostra proposta sul fisco è ripartire dalla delega fiscale, alla quale ho lavorato negli ultimi due anni, e impostare una riforma sistemica e radicale, visto che l’ultima risale a mezzo secolo fa. Il salario minimo può essere realizzato tramite una contrattazione collettiva riformata (da una legge sulla rappresentanza sindacale e datoriale) e che si estenda ai settori attualmente non coperti. Infine, il reddito di cittadinanza è stato un fallimento dell’assistenzialismo populista. Noi proponiamo di sostituirlo con un mix di massiccia riduzione di tasse e contributi sul lavoro, politiche attive per rimettere in gioco chi sta ai margini, e per chi non può lavorare un sussidio che garantisca la dignità ma che non perda la speranza di far uscire quelle persone dal disagio, invece che farle rassegnare a rimanerci per sempre.

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