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Economia | 14 agosto 2022, 16:00

Quasi 14 mila le imprese del Nord Ovest a rischio usura

Secondo Cgia nel Novarese sono 885 le affidate in “sofferenza”, in provincia di Verbania 259

Quasi 14 mila le imprese del Nord Ovest a rischio usura

Sono 146 mila le imprese che sono concretamente a rischio usura in Italia (quasi 14 mila nelle tre regioni del Nord Ovest). Attività che attualmente danno lavoro a circa 500 mila addetti. Si tratta prevalentemente di imprese artigiane, esercenti/attività commerciali o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Di fatto, questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito.

A denunciarlo è l’Ufficio studi Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese secondo la quale i destinatari di questa misura è come se fossero stati condannati alla “morte civile”. La Cgia ricorda, infatti, che chi è schedato alla Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai.

Per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”. Strumento, quest’ultimo, in grado di costituire l’unico valido aiuto a chi si trova in questa situazione di vulnerabilità.

È bene ricordare che gli imprenditori che “finiscono” in questa black list della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere i pagamenti dei committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi.

È comunque doveroso segnalare che nell’ultimo anno il numero complessivo delle attività segnalate alla Centrale dei Rischi è sceso di oltre 30 mila unità. Questo lo si deve, in particolar modo, all’attività di “prevenzione” innescata dalle significative misure pubbliche di garanzia e dalla moratoria dei debiti per le Pmi, introdotte in Italia dal 2020 per contrastare la crisi pandemica che ha aumentato notevolmente lo stock complessivo dei prestiti erogati alle attività produttive. Queste iniziative sono state più volte prorogate. Da ultimo, fino al prossimo 31 dicembre, data oltre la quale, il differimento potrebbe terminare definitivamente.

Il “Fondo di prevenzione dell’usura” è stato introdotto con la legge n° 108/1996 e ha cominciato a operare nel 1998. Questo fondo è stato introdotto per l’erogazione di contributi a Consorzi o Cooperative di garanzia collettiva fidi oppure a fondazioni come la Scialuppa Crt Onlus e associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura.

Tutti questi enti possono contribuire alla prevenzione del fenomeno dell’usura garantendo le banche per finanziamenti a medio termine o linee di credito a breve termine a favore di piccole e medie imprese, oltre che di persone e famiglie sovra indebitate, che già si sono viste rifiutare da una banca una domanda di intervento. Questa misura consente agli operatori deboli finanziariamente di accedere a canali di finanziamento legali e dall’altro aiuta le vittime dell’usura che, non svolgendo un’attività di impresa, non hanno diritto ad alcun prestito da parte del “Fondo di solidarietà”.

Il “Fondo di prevenzione” prevede due tipi di contribuzione. La prima è destinata ai Confidi a garanzia dei finanziamenti concessi dalle banche alle attività economiche. La seconda è riconosciuta alle fondazioni o alle associazioni contro l’usura che sono riconosciute dal Mef. Questi enti consentono alle persone in grave difficoltà economica (lavoratori dipendenti e pensionati) di accedere al credito in sicurezza.

Secondo gli ultimi dati disponibili, nei primi 22 anni di vita, l’importo medio di prestiti erogati da questo fondo è stato di circa 50.000 euro per le pmi e 20.000 euro per cittadini e famiglie. Lo stesso Fondo si alimenta in prevalenza con le sanzioni amministrative di antiriciclaggio e valutarie. Dal 1998 al 2020, ai confidi e alle fondazioni anti usura lo Stato ha erogato 670 milioni di euro; tali risorse hanno garantito finanziamenti per un importo complessivo pari a circa 2 miliardi. Nel 2020 ai confidi e alle fondazioni sono stati assegnati complessivamente 32,7 milioni di euro: di cui 23 milioni ai primi e 9,7 milioni di euro alle seconde.

Cifre importanti che, però, secondo l’Ufficio studi della Cgia andrebbero implementate: la crisi, purtroppo, ha spinto molte aziende sull’orlo del fallimento. Attività che se non aiutate rischiano di scivolare nell’insolvenza o, nella peggiore delle ipotesi, nella rete tesa da coloro che vogliono impossessarsene con l’inganno, alimentando così l’economia criminale.

A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 31 marzo scorso, Roma era al primo posto con 12.118 aziende: subito dopo scorgiamo Milano con 8.179, Napoli con 7.199, Torino con 5.320, Firenze con 3.252 e Salerno con 2.987. Le province meno interessate da questo fenomeno, invece, sono quelle che, in linea di massima, sono le meno popolate, come Belluno (253 aziende segnalate alla Centrale Rischi), Sondrio (246) e Aosta (197).

Ed ecco, i dati relativi alle imprese in sofferenza al 31 marzo nelle altre province del Nord Ovest: Genova 1.754, Alessandria 1.322, Cuneo 1.247, Novara 885, Savona 597, Asti 553, La Spezia 468, Vercelli 446, Imperia 368, Biella 354, Verbania 259.

Sebbene con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria non sia possibile dimensionare con precisione il fenomeno dell’usura, dopo la forte contrazione registrata tra il 2017 e il 2018, successivamente le stesse sono tornate a crescere. Ancorché il numero assoluto sia molto inferiore alle punte registrate nella prima parte del decennio scorso, secondo il ministero dell’Interno nel 2020 (ultimo anno in cui i dati sono a oggi disponibili), le denunce, a causa della crisi economica causata dal Covid, sono salite a 241 (+26,1% rispetto al 2019). Va altresì segnalato che nel 2020 tra tutti i reati contro il patrimonio, le denunce per usura e le truffe, in particolar modo quelle informatiche, sono state le uniche a registrare una variazione positiva.

Fra l'altro, come riportato dalla Banca d’Italia, dopo la forte espansione verificatasi nel 2020 (+7,4 %), l’anno scorso la crescita dei prestiti totali erogati dalle banche e dalle società finanziarie alle imprese ha subito una decisa frenata (+1,7%) che è proseguita anche a marzo di quest’anno (+1,4% rispetto stesso mese del 2021). Questa decelerazione è ascrivibile al fatto che la domanda ha subito una forte contrazione; infatti, dopo il forte aumento verificatosi nel 2020, grazie alle misure anti crisi messe in campo dall’allora Governo Conte, la richiesta di credito da parte degli imprenditori è scemata. Va altresì segnalato che, a marzo 2022 su marzo 2021, la variazione degli impieghi erogati alle aziende con meno di 20 addetti è stata negativa (-0,4 %).

I ricercatori di via Nazionale sostengono che questo risultato sia riconducibile alla “minore propensione delle banche a finanziare società più opache e relativamente più vulnerabili”. Indirettamente -sottolinea la Cgia - confermano quello che le difficoltà economiche emerse in questi ultimi sei mesi stanno colpendo i più piccoli e per le banche è meglio non rischiare nell’aiutare chi si trova in difficoltà. Una strategia che rischia di “spingere” involontariamente molti imprenditori verso le organizzazioni malavitose, le quali, soprattutto nei momenti difficili, hanno invece la necessità di reinvestire nell'economia lecita i denari provenienti da attività criminali.

Redazione ENordOvesT

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