Enrico Borghi, responsabile per la sicurezza della segreteria Pd ed esponente del Copasir, Silvio Berlusconi deve diventare presidente della Repubblica perché, come dicono il ministro Gelmini e il centrodestra, pacificherebbe il Paese?
"Capisco che il ministro Gelmini per contratto debba dire questo. La candidatura di Berlusconi è altamente inopportuna e non mi faccia elencare le motivazioni per le quali dovrei declinare questa motivazione, che però sono tutte dentro nella storia, nei comportamenti e nei comportamenti di una figura politica che è stata ed è divisiva e che non è in condizione di poter rispondere a quell’identikit al quale facevo riferimento prima, con tutto il rispetto per la persona e il ruolo politico che rappresenta".
Dunque un ‘no’ chiaro…
"Dobbiamo dare all’esterno e all’interno una capacità di risposta con una figura estremamente autorevole a Capo dello Stato, sulla quale far convergere il senso della coesione sociale, dell’unità nazionale e dell’alta capacità di rappresentazione internazionale del nostro Paese rischiamo che questi elementi vengano mesi in discussione".
Il 2022 è iniziato con la nuova variante Omicron che ha peggiorato la situazione sanitaria….
"Sì, con un aumento dei contagi. Il Pd è per l’obbligo vaccinale e per il ritorno parziale allo smart working. Restiamo sulla indicazioni della scienza: la terza dose è l’arma più efficace per affrontare la variante. Il tempo dei distinguo e rinvii è finito. Ognuno si assuma delle responsabilità poiché dobbiamo aumentare la sicurezza per tutta la nostra comunità. Il premier Draghi ha colto il senso della nostra proposta e nelle prossime ore vedremo lo svilupparsi del dibattito".
Bisogna rinviare l’apertura delle scuole dopo il Natale?
"No, siamo dell’opinione che la scuola debba riaprire in presenza e non siamo favorevole all’allungamento delle vacanze e o al ritorno della didattica a distanza".
Anche il Pd ha problemi, D’Alema che vuole rientrare nel partito è stato critico con voi…
"Una caduta di stile la sua. Una fase politica è sempre una fase politica e non va paragonata ad una malattia. Il Pd è nato per essere il partito dei progressisti e dei riformisti. Abbiamo avuto noi a fondarlo e restarci, che oggi D’Alema consideri l’approdo come una unica scelta possibile significa che avevamo ragione noi e torto lui. Il mondo non si ferma sugli schemi del passato. Il Pd oggi è guidato da una leadership nuova e un gruppo dirigente che si sforza di fare sintesi e di non tornare alla divisioni del passato".