Attualità - 24 novembre 2021, 18:38

Da Novara un nuovo appello per la liberazione di Ahmadreza Djalali

Il ricercatore universitario è detenuto in carcere in Iran da sei anni dopo un processo sommario conclusosi con una condanna a morte

Novara chiede ancora una volta con una voce sola, rappresentata dalle istituzioni comunali ed universitarie, dai volontari di Amnesty International e da tanti cittadini, la liberazione di Ahmadreza Djalali, ricercatore presso il CRIMEDIM (Centro Interdipartimentale di Ricerca e la Formazione in Medicina dei Disastri, Assistenza Umanitaria e Salute Globale dell’Università del Piemonte Orientale), dal 2012 al 2015, detenuto in carcere in Iran da sei anni dopo un processo sommario conclusosi con una condanna a morte.

Ad Ahmad – come lo chiamano gli amici – il consiglio comunale di Novara nel 2019 ha conferito la cittadinanza onoraria, dopo che in questi 6 anni l'Università del Piemonte Orientale, insieme alle istituzioni e ai cittadini ha intrapreso diverse azioni per mantenere alta l'attenzione mediatica, chiedere la liberazione di Ahmad e ottenere il supporto dei governi europei e delle Nazioni Unite nella battaglia per la sua libertà. Oggi. 24 novembre ricorrono esattamente 12 mesi dall'ultimo contatto del medico con la sua famiglia e i suoi legali. Trecentosessantacinque giorni di buio e silenzio, rappresentati da altrettanti fogli neri appesi tra le colonne dell'antico palazzo comunale del Broletto, dove questa sera la città si è ancora una volta ritrovata.

Nel corso della manifestazione ha preso la parola in diretta dalla Svezia anche la moglie del ricercatore , che ha auspicato "che il governo italiano possa intervenire per ottenere il rilascio di Ahmad  e il suo ritorno a casa"

ECV