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In Breve

| 18 aprile 2021, 14:00

I menhir di Montecrestese e l'astronomia nel Neolitico

Inizia oggi “La storia intorno a noi”, la nuova rubrica proposta da Marina Borroni

I menhir di Montecrestese e l'astronomia nel Neolitico

La storia intorno a noi” è una nuova rubrica tenuta da Marina Borroni. Vuole essere alla portata di tutti e mira a far crescere l’interesse storico-artistico per la nostra zona nei lettori che ci seguono. Questo primo appuntamento tratta dei menhir di Montecrestese e dell'astronomia nel Neolitico.

Le testimonianze culturali lasciate dall’uomo non sono solo nelle grandi città e nei più famosi siti, ma spesso si nascondono sotto il proprio naso, proprio nel paesino di fianco al nostro che siamo soliti evitare perché 'tanto non c’è niente da fare'” sottolinea l'autrice.

La curiosità -prosegue- è ciò che ha portato me a scegliere un percorso universitario indirizzato verso i beni culturali e con gli articoli che offrirò spero di riuscire a far nascere, in chi leggerà, un senso di meraviglia, quello che tutti dovrebbero avere quando si passeggia tra i vicoli di un qualsivoglia borgo. Perché lo stupore per le piccole cose è il primo passo verso la più ampia consapevolezza della realtà in cui siamo immersi”.

I menhir di Montecrestese: il sito di Castelluccio I e l’astronomia all’età del Neolitico

Significato e contesto storico

Prima di tutto è necessario chiarire brevemente cosa sia un menhir e a quale periodo storico appartiene. Il menhir è infatti un grande masso oblungo, conficcato nel terreno in posizione verticale. Il suo è anche un nome parlante, poiché deriva dalle due parole bretoni “men” e “hir”, che rispettivamente significano “pietra” e “lungo”. Fa parte del gruppo dei megalitici, ed è definito come un monolito (composto da una sola grande pietra).

Questo tipo di megalite è risalente al Neolitico, fase finale dell’età della pietra, quando quindi gli uomini vivevano in capanne e costruivano semplici utensili litici (in pietra). Pertanto, la grande lontananza cronologica da questo periodo non ci permette di stabilire in modo sicuro quale fosse la funzione e il motivo per cui i nostri antenati decisero di erigere questi imponenti massi. Tuttavia sono state fatte diversi ipotesi: quando si trova un menhir isolato, è più probabilmente legato ad un aspetto funebre o sacro (potrebbe essere infatti un segnale per un’importante tomba oppure un simulacro dedicato ad una divinità); quando invece si trova un gruppo di menhir, presumibilmente questi assumono un significato astronomico (in correlazione ai movimenti delle stelle, della Luna e del Sole), e questo è proprio il caso del sito di Castelluccio…

Il sito di Castelluccio I

Le strutture neolitiche di Montecrestese furono scoperte nel 1974, e si dividono in due località, Croppole e Castelluccio, divisa in 3 siti. In particolare il sito I di quest’ultima presenta dei terrazzamenti sostenuti da antiche mura, nelle cui piana soprastante si scorge appunto un magnifico gruppo di grossi manufatti monolitici.

Questi menhir sono in tutto 10, e sono disposti secondo un’interessante forma: vanno infatti a sagomare una sorta di ellisse. La metà più vicina al perimetro delle mura segue una linea più o meno dritta, mentre l’altra è collocata a semicerchio. Le mura del terrazzamento presentano inoltre una camera con apertura trapezoidale (rivolta ad ovest).

Ma il fatto più affascinante di questo sito è che possiamo oggi constatare come la disposizione di questi megaliti non sia per niente casuale, ma sia frutto di una sorprendente attenzione all’astronomia (ciò è possibile grazie ai rigorosi studi condotti negli anni 2000 da A. Gaspani, esperto di archeoastronomia).

Innanzitutto le strutture murarie sono allineate perpendicolarmente alla direzione del tramonto del Sole durante il solstizio d’inverno. Ciò rendeva avverabile un fatto molto suggestivo, quasi magico: nel giorno del solstizio, l’interno della camera veniva irradiato dai bagliori del tramontante Sole.

Ovviamente anche i menhir stessi hanno una collocazione rilevante. I 5 disposti a semicerchio rappresentano dei punti di stazione, mentre gli altri 5 (quelli allineati con il perimetro delle mura) si trovano in corrispondenza di punti usati per indicare linee astronomiche, le quali sono associate direttamente ai punti di tramonto solare durante i solstizi ed equinozi.

È giusto sottolineare però che queste coincidenze non valgono oggi come valevano allora, poiché i punti precisi di levata e di tramonto del Sole sono influenzati dalla lenta e progressiva alterazione dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre, e di conseguenza cambiano leggermente col passare dei secoli.

In conclusione, è spontaneo riflettere su come persone vissute millenni prima di noi siano riuscite a dare vita a strutture apparentemente semplici, ma che invece rivelano un’attenta cura ai fenomeni della natura. Il fascino per ciò che splende in cielo è sempre stato insito in noi, ma soprattutto, la prossima volta che un inglese si vanterà di Stonehenge, avrete qualcosa con cui ribattere fieramente...


Marina Borroni

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