La Legge regionale 9/2016 in vigore inserisce, fra gli elementi di regolamentazione del gioco d’azzardo, il cosiddetto “distanziometro” prevedendo che nella Regione Piemonte gli apparecchi automatici di gioco - slot machine e VLT - non debbano essere messi a meno di 300 metri da istituti scolastici di ogni ordine e grado, centri di formazione per giovani e adulti, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori, istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati, movicentro e stazioni ferroviarie nei comuni fino a 5.000 abitanti. Limite che sale a 500 metri quando il comune supera i 5.000 abitanti.
In questi giorni, il centrodestra tenta di cambiare la normativa. Poi frena e ritira l’emendamento. Nel frattempo, Libera e Gruppo Abele si schierano affianco all'Ordine degli psicologi e il movimento dei Focolari. Ad unirsi al coro contrario anche l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte.
«Bene il ritiro dell’emendamento - commenta Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte). Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico deve essere osservato in modo attento: se da un lato la cancellazione della retroattività aumenterebbe i posti di lavoro del settore, con nuove aperture di locali slot machine e VLT, dall’altro farebbe aumentare il numero dei giocatori, anche quelli problematici che diventerebbero un rilevante problema sociale nel medio e lungo periodo. I costi sociali che un soggetto con una dipendenza da gioco d’azzardo produce attraverso le sue perdite economiche sono numerosi: perdita delle relazioni familiari e amicali, perdita del lavoro, accesso smisurato a crediti con conseguente sovraindebitamento, rischio di reati correlati alla necessità di procurarsi il denaro».
Vilma Buttolo, assistente sociale piemontese coinvolta dall’Ordine regionale come esperta in materia, spiega: «La forza di questa normativa sta nella capacità di governare il fenomeno proteggendo quelle zone del territorio, della comunità più fragili. La comunità, intesa come contesto territoriale ma anche come gruppo di individui che in essa vivono, non è uguale ovunque. Esistono zone più fragili (esempio zone in cui sono presenti grandi numeri di minorenni: scuole, oratori, centri sportivi) che devono essere protette dall’istituzione, soggetti più deboli che devono essere tutelati dallo Stato. Ci si riferisce non solo ai minori, ma anche agli anziani o a quelle persone che hanno perso un lavoro o che vivono ai margini. L’art. 5 cita in modo chiarissimo la volontà del legislatore che è quella di “tutelare determinate categorie di soggetti maggiormente vulnerabili e per prevenire il disturbo da gioco”».
«Gli assistenti sociali che si occupano di gioco d’azzardo patologico – prosegue Vilma Buttolo - hanno osservato come la diffusione capillare degli apparecchi automatici di gioco consenta a fasce di popolazione già in situazioni di difficoltà (economica ma anche relazionale, lavorativa, sociale) di approdare al gioco d’azzardo e, spesso, di rimanervi impigliati in una dipendenza patologica. La distanza, la difficoltà ad accedere a luoghi di gioco, sicuramente riduce la domanda e non è vero che la sposta tout court su altre tipologie di gioco. I giocatori che utilizzano apparecchi automatici di gioco o chi è da esso attratto (slot o VLT) non sono, in prevalenza, gli stessi che giocano on line o che prediligono i gratta e vinci. Così come la persona con una dipendenza da eroina non sostituisce indifferentemente la propria sostanza con un’altra dissimile negli effetti che produce, ma anche nel costo o nella accessibilità, anche il giocatore, soprattutto quello che utilizza slot o VLT, non virerà automaticamente su altri giochi».
Sottolinea ancora, Vilma Buttolo, che «è soprattutto l’azione di prevenzione, che concretamente si è messa in atto con questa legge, quella più importante da mantenere. La facile disponibilità di apparecchi accoglie la “sperimentazione” di attività di gioco di un numero sempre più ampio di soggetti aumentando la percentuale di chi può sviluppare una dipendenza. Esiste infatti ormai una documentazione tecnico-scientifica ampia che dimostra chiaramente gli effetti positivi di questa normativa in termini di prevenzione primaria e secondaria».
L’emendamento presentato a modifica dell’applicazione dell’articolo 5 (che prevede le distanze), seppur al momento ritirato, avrebbe portato ad un aumento dell’offerta e una diffusione incontrollata di possibilità di gioco d’azzardo. Inoltre avrebbe potuto vanificare gli sforzi fatti fino ad ora da amministrazioni locali lungimiranti che insieme ai servizi di cura si sono spese per avviare attività di prevenzione e contrasto della dipendenza da gioco.
“Sarebbe un grave errore - conclude Barbara Rosina – attribuire alla distanza tra l’oggetto del gioco e il soggetto possibile fruitore la forza salvifica di eliminazione del problema della dipendenza da gioco d’azzardo. Tuttavia, sicuramente ne riduce l’ampiezza, diminuendo così un problema che è di salute pubblica, intesa come benessere delle persone».