Cronaca - 28 maggio 2019, 08:58

Ripetere l'indicibile

Domande e pensieri nel giorno dei funerali del piccolo Leonardo

«Bisognava perdonarlo questo mondo / per sfuggire al dolore della predestinazione,/ perdonarlo di nuovo, e ancora. / Ancora una volta dimostrargli / tutto lo stupore della vita / anche quando pareva negata».

È tutta qui, nei versi di Giovanna Cristina Vivinetto, la ventiquattrenne poetessa transessuale recentemente pubblicati da Interlinea, la sfida più alta da giocare in queste ore di angoscia e di dolore, davanti al corpicino violato di Leonardo, che oggi pomeriggio i riti della pietà cristiana accompagneranno al suo riposo eterno.

Ore in cui da questa città polverosa non fluiscono che odio e risentimento. Un fiume melmoso e maleodorante che invade le pagine immateriali della rete e tracima inarrestabile nelle chiacchiere da bar, nei discorsi all’angolo del mercato, nei bisbigli sulle panchine nei parchetti.

Un’onda violenta di insulti e di offese, spinta fino a coprire tutto, alimentata con furia, quasi che maledire gli assassini fosse un modo disperato per ridare vita alla vittima.

Certo, la mano che colpisce a morte l’innocente suscita un moto di comprensibile rabbia. I bambini non si toccano, si dice. Ed è una regola elementare che sale dalla radice stessa della nostra umanità.

Ma l’odio non si cancella con l’odio.

Piuttosto sarebbe giusto interrogarsi su come tutto questo dolore sia stato possibile.

Chiedersi come facciamo, tutti noi, a non essere consapevoli mai di quel male che sta accanto e che ignoriamo, figlio spesso di disperazione e di solitudine.

In fondo la condanna inappellabile di chi ha ucciso (che verrà, come è giusto, nelle aule di tribunale) è un modo per nascondere a noi stessi la nostra cecità.

Perché condannando la mano assassina in fondo assolviamo la nostra incapacità di capire.

Ma la sola sfida che può andare davvero oltre il dolore seminato da quelle percosse che hanno sottratto alla vita un piccolo fiore appena sbocciato, è ripetere l’irripetibile: la vita è un dono meraviglioso.

Come dice la giovane poetessa in un’altra sua composizione, «Non è forse l'amore per la vita il modo migliore di rispondere all'odio?»

Una domanda che mai come in queste ore una comunità ferita dovrebbe porsi.

Ettore Colli Vignarelli